E pare facile! Ragazzi, lo so! Per questo ci dedico delle considerazioni.
La prima: ma che cavolo significa “mostralo”?
Se fossimo in un film sarebbe evidente, fai una bella scena in cui si vede tutto quello che vuoi dire e fine. No. Non è così vero. Anche dietro la scena di quel film o di quella serie che vi ha fatto urlare “al capolavoro”, c’era uno scrittore dietro (in questo caso uno sceneggiatore) che ha scritto dei dialoghi, cosa inquadrare ecc…
Fate conto di avere voi la telecamera in mano ora. Dovete mostrare un’immagine con le parole.
Esempio: poliziesco, Harry e Frank stanno per entrare in un edificio dove, probabilmente, ci sono “i cattivi” e non possono aspettare i rinforzi.
Harry: “Hai paura Frank?” Brevissima pausa, inquadratura su Frank visibilmente sudato e poi sulla sua mano che trema leggermente. Frank: “No è tutto a posto Harry, entriamo!” Quindi, di fatto, abbiamo mostrato la paura di Frank, facendogli affermare addirittura il contrario.
Un altro metodo un po’ più tecnico è il correlativo oggettivo.
Per semplificarlo molto: invece di dire che X aveva l’anima in tempesta, possiamo, invece, farlo avvicinare a una finestra e fargli guardare un temporale che si scatena davvero.
Insomma, cercate di non essere ripetitivi e pedanti (ve lo dico come lettrice); se ogni tanto potete usare un espediente diverso, non smetterò mai di consigliarvelo, provate.
La scrittura è sperimentazione, qualcosa viene bene e qualcosa un po’ meno ma ci vuole coraggio.
Vi posso assicurare che questo fa molta differenza su come le parole arrivano al lettore. Lo fa immedesimare di più nei personaggi e nelle scene.
E’ ovvio che il meccanismo cinematografico è più semplice perché aggiunge un senso, la vista, alle parole ma, come vi ho mostrato sopra, potete avvicinarvi molto anche voi scrittori a questa sensazione.
Ora ditemi: quanti hanno immaginato chiaramente la scena di Frank e Harry?