L’altro giorno ho visto la pubblicità di un tizio che vendeva servizi letterari. Aveva la giacca e la cravatta e prometteva di aiutare gli scrittori a organizzare il proprio “tempo” secondo un calendario ben preciso, così da poter scrivere un libro nel più breve tempo possibile.
Questo mi ha fatto pensare che devo passare meno tempo sui social durante questa quarantena, perché mi trovo in disaccordo con la maggior parte delle cose che leggo e seconda cosa…. che devo dare retta al mio “io” interiore.
L’altra sera, in uno dei miei momenti di meditazione e comunione con me stessa (nooo, scherzo, non ho mai momenti così) ho avuto un’illuminazione. Ascoltavo una canzone degli Evanescence del 2009 e, insomma, quando ascolti la tua musica da “giovane”, c’è sempre una parte di te che ritorna a quel momento. Ma non è questo il punto.
Il punto è che ascoltare musica di quando ero adolescente e non sapevo chi ero, mi fa capire quanto sia importante quello che ho capito negli anni: opporre meno resistenza alla mia natura è stata la mia salvezza, a un certo punto.
Cosa c’entra con la scrittura e con l’inizio di questo articolo? Parecchio.
Io invidio profondamente le persone che possono permettersi di “progettare” la scrittura di un libro ma non penso sia veramente possibile.
Questo perché per scrivere, il tuo “io” interiore deve essere sintonizzato con te. E questo non avviene programmando un incontro con Outlook.
Che cos’è l'”io” interiore? Beh, io non sono un dio o un guru, quindi non posso darvi delle risposte trascendentali. Posso parlarvi dell’ “io” scrittore però…
E’ quella voce dentro di voi (sì, siete un po’ pazzi ma in buona compagnia) che vi dice: “Ora si scrive”. Per quanto tu possa cercare di darti uno schema, una routine, delle scadenze, l’ultima parola è sempre la sua.
Lo è quando stai davanti a un computer da ore e hai scritto tre parole e lo è quando alle tre di notte ti viene in mente esattamente come puoi scrivere un capitolo.
E non fate finta di non sentirla. Opponete meno resistenza possibile alla vostra natura di scrittori. Forzarsi per non vedere questa parte di se stessi è… estenuante. Credetemi, ve lo dico per esperienza personale. E vi travolgerà la stesso. E poi, dai, essere dei creativi un po’ scombinati non è così male.
Pensate adesso che siamo in quarantena. Il mio “io” interiore che è anche sarcastico (d’altronde è il mio, non mi potevo aspettare altro) mi sta ripetendo in continuazione: “Allora, Shakespeare in quarantena per la peste scrisse Re Lear, che vogliamo fare? Imparare a fare la pizza a casa? Scrivi!”
E ha ragione, cavolo!