Oggi pubblico un mio vecchio post in cui raccontavo un episodio comune.
Provate a farlo anche voi e vedete cosa succede! É un bell’esercizio.
Sto per raccontarvi la storia dietro al libro, perché c’è sempre una storia a un libro. Per cui, se non v’interessa, potete cambiare canale o fare qualsiasi altra cosa si faccia su Facebook in questi casi. Quello che vedete è uno dei volumetti che le persone di colore cercano di vendervi per strada e questa non è una storia di finto buonismo. Il ragazzo che me l’ha venduto ieri in Duomo, Max (il nome completo è impronunciabile) mi si è avvicinato dicendo che io sembravo una con cui si poteva parlare perché sono “una persona allegra dentro”. E già qui, toppa l’entrata. Io sto già facendo la scenetta di “non compro niente” ma lui comincia a raccontarmi la sua storia. E io, da brava scrittrice, non so resistere a una storia. Mi racconta che viene dal Senegal e che lavora stagionalmente nei cantieri navali e, occasionalmente, fa traslochi. Mi dice che “lui vuole fare qualcosa di onesto” anche se stamattina si è alzato alle 5 per venire da Erba (dove vive) a Milano per vendere i libri. Ha una figlia in Senegal di sei anni e quando lui “trova dei vestiti qui” glieli manda. Mi spiega che lui sarà sempre “gentile con le donne perché non vuole che qualche uomo sia cattivo con sua figlia”. Dice che “Milano è bella, tutta l’Italia è bella!” Un po’ paraculo ma ci sta. Mi chiede se sono sposata e se ho dei figli e io rispondo “neanche da lontano”. Profetizza che nel 2016 mi chiederanno in moglie e resterò incinta. Mi metto una mano sul cuore (e, per la cronaca, faccio fatica a trovarlo!) e, convinta che come medium non avrà mai fortuna, decido di comprargli un libro. Gli spiego con chiarezza che avevo addocchiato in maglioncino carino in saldo che costava 5,99 euro (off topic: anche se scrivi 5,99 sono comunque 6 euro!) e che ci rinuncero’ per comprare uno dei suoi libri. Quello di Mandela, gli dico; in fondo, combatteva anche per quelli come te. Mi dice che gli ho fatto un grande regalo, ora può andare a mangiare. Gli auguro buon appetito e gli chiedo di rimanere onesto perché l’onestà paga, poco ma paga.