Oggi ho voluto rispondere a un po’ di domande vostre e considerazioni che mi avete scritto. Ne ho scelte sette:
Le risposte nel video 🙂
E scoprite anche cosa rimase sul fondo del vaso di Pandora! 😉
Sono un numero. Sono una persona. Sono una di quelle persone nelle statistiche.
Questa è la vera storia di quello che mi è successo nel primo lockdown.
Mi è venuta un’idea. Mi piacerebbe registrare dei brevi video per spiegarvi come è nato questo nuovo libro, come si svolgerà la parte che (speriamo!) lo porti alla pubblicazione e rispondere a qualche domanda o dubbio sulle dinamiche del mondo dell’editoria.
Vi spiego tutto nel video!
Compleanno numero trentanove. Un bel numerone dispari, come piace a me. Perché? Non ne ho idea. E’ un mistero, come il fatto che mi piaccia tutto quello che contiene l’albicocca ma non il frutto. E’ così.
In generale, ho sempre avuto più simpatia per i numeri dispari perché… io sono un numero dispari. Lo sono sempre stata e la solitudine del titolo non è una cosa negativa. E’ così. Non sono fatta per essere divisibile per due.
Ora la prossima domanda è: chi è così egocentrico da scrivere un pezzo sul suo compleanno? Io, ovviamente. Ricordate sempre che siamo artisti, vogliamo essere “visti”.
Per fortuna, sono finalmente arrivata a quell’età in cui si capisce tutto della vita, si diventa saggi. E quindi vi parlerò della vita e di come viverla.
Ci avete davvero creduto? Una delle poche cose che ho imparato nella vita è non credere a chi dice di volertela insegnare. La vita è come la scrittura, s’impara ma non s’insegna.
Per questo, oggi, per celebrare i miei favolosi trentanove (sì perché l’età non è solo un numero ma anni, vissuti, sentiti, amati o odiati), ho deciso di prendere in prestito qualche citazione da persone che ammiro e da cui ho imparato qualcosa.
Partirò con una delle mie preferite in assoluto:
“Sei il narratore della tua vita e puoi creare la tua leggenda, oppure no” (Isabelle Allende)
Trentanove anni li ho vissuti così, sono sempre stata la narratrice della mia storia. E, nel mio prossimo libro, sarò la vera e propria voce narrante della mia storia. Chi può chiedere di meglio? A volte la mia narrazione è stata vacillante, sofferta e un po’ sgangherata… creare una leggenda non è così facile! Io però ce la metto tutta e chissà, magari tra altri trentanove anni, sarò una leggenda! In qualunque modo vogliate intenderla.
“Per diventare libero, cambiare, cambiare” (Cambiare, Alex Baroni)
Il cambiamento, per me, è sempre stato fondamentale. Io sono cambiata tante volte ma, soprattutto, ho cambiato. Il mio modo di vedere le cose, il mondo. Ho sempre messo in discussione ogni cosa che non mi convinceva. Ed erano poche le cose che mi convincevano fino in fondo. Alcune, alla fine, le ho accettate. Su tutte le altre mi sono fatta un’opinione mia. Questo mi ha fatto “diventare libera, cambiare” come diceva Alex Baroni nella canzone.
“Una caduta dal terzo piano è dannosa quanto una dal centesimo. Se proprio dovrò cadere, che sia da un punto molto alto.” (Sulla sponda del fiume Piedra mi sono seduta e ho pianto, Paulo Coehlo)
In questi trentanove anni sono caduta da piani molto più bassi del terzo, a volte perfino da ferma in un punto (questa magari ve la racconterò un giorno, fa ridere!) e mi sono fatta un male pazzesco. Ma ha ragione Coelho, che senso ha proteggersi sempre con tanta cautela? Cadrete, non potrete evitarlo. E vi farete male. E allora pensate in grande, sognate in grande, sentite in grande. Cadete da più in alto. Non è vero che le dimensioni non contano, soprattutto se si tratta della vostra vita. Qualcuno ha tentato di dissuadermi dal vivere sempre di pancia ma… beh non ci sono riusciti. Come tutto il resto, ci ho pensato e mi sono fatta un’idea sulla cosa. E questo è quanto.
“Isn’t ironic, don’t you think?” (Alanis Morrisette, Ironic)
C’è bisogno di spiegarla? Forse una delle cose più fighe che ho imparato è vedere l’ironia nella vita, nel mondo. Come andavo predicando quando pubblicizzavo “Un momento di chiarezza”, la vita è una bilancia perfetta tra la sofferenza e l’ironia. Non ci credete? Ci sta, potrebbe non essere vero ma vuoi mettere pensare “non è ironico, non credi?” di una cosa brutta e farvi una risata? Io ti ho creduto Alanis e sono contenta di averlo fatto.
“Nun te pijà coller” (Mia nonna, Melito Maria)
Tradotto per Bergamo alta: “Non ti arrabbiare”. La cosa più difficile di tutte da mettere in pratica e mia nonna lo sapeva. Per questo me lo ripeteva spesso.
Venerdì scorso uno di quei pazzi condomini per cui lavoro mi ha urlato dietro (un normale venerdì insomma) e gli ho buttato giù il telefono. Ha richiamato dicendo “che avrebbe telefonato ogni due minuti per tutto quel pomeriggio”, che si sarebbe divertito così.
Nonna, forse anche tu avresti voluto mandarlo a cagare! Ma io, memore di tanto buon consiglio che mi hai dato, ho risposto con moto calma: “E io le attaccherò il telefono in faccia ogni due minuti”. Lui mi ha detto: “Non ci credo che lo farà” e io, con il mio tono placido, gli ho risposto: “Non mi metta alla prova. Tanto io devo stare qui tutto il pomeriggio, non mi costa niente.”
Morale, ha chiamato tre volte con conseguente cornetta attaccata e poi ha smesso. La calma ha vinto, lunga vita alla calma!
Ma questo è solo uno dei tanti esempi. Quando stavo male per amore, quando le cose non andavano come volevo, quando il lavoro andava e veniva. La calma. Quanto è difficile! Non mi riesce sempre. C’è ancora da lavorarci.
Spero che queste belle citazioni abbiano insegnato qualcosa anche a voi, ma restate sintonizzati perché voglio regalarvi qualcos’altro per il mio compleanno: il segreto della vita.
Anzi, lascerò che sia Jack Palance a dirlo a Billy Crystal nel mitico film “Scappo dalla città – La vita, l’amore e le vacche”:
Ricordatevi sempre queste cose: niente è come guidare una mandria, la parola è sempre pizza, sembra talco ma non è.
Mazel tov!
“Volete scrivere un capolavoro e non sapete come fare? Volete mettere alla prova le vostre capacità creative ottenendo grandi risultati? Iscrivetevi subito al nostro corso di scrittura! Solo per oggi, il 50% di sconto!”
Vi è mai capitato di leggere annunci simili? Se la risposta è no, siete fortunati! Io, non so perché, essendo chiaramente per i social un profilo interessato alla scrittura e alla lettura, vengo letteralmente subissata di queste “favolose offerte lampo”!
La pubblicità è pubblicità e deve vendere e su questo non si discute ma, se avete cinque minuti, vi dirò perché questi annunci mi perplimono e non poco.
Innanzitutto, il tono. Il target di questi annunci non è lo stesso di quello di un supermercato o di un venditore di mobili. Non stiamo parlando di far comprare un dentifricio con il 3×2 o un divano (sì, mi sto chiaramente riferendo a quella famosa marca di divani che promuove un “solo per oggi” da che ho memoria). Un corso di scrittura vende delle capacità non i prosciutti. Quindi, il linguaggio (e noi sappiamo quanto le parole sono importanti!) è del tutto inadatto. E mi viene da pensare che chi non capisce questo, non possa insegnarvi a scrivere…
Ma la cosa peggiore e che mi fa anche abbastanza arrabbiare (devo essere onesta) è assicurare il risultato.
Io posso farti il miglior corso di scrittura del mondo, dell’universo e darti tutti gli strumenti per scrivere un buon libro ma, anche se tu lo frequenti, puoi sempre scrivere una schifezza.
Cos’è, soddisfatti o rimborsati? Non credo proprio si possa fare questa cosa con delle capacità.
Per cui vi dico, non credete a queste vane promesse di gloria, perché sono false! Non è che un corso di tre mesi vi possa trasformare in Italo Calvino… e, se vi state ponendo la domanda, non vi farà neanche scrivere il nuovo Harry Potter!
Se state cercando un corso di scrittura serio cercatene uno che sia effettivamente in grado di trasmettervi delle capacità.
Tra queste:
E tutto questo, non è solo per oggi! Fidatevi (lo dico sempre, mi sento quasi una santona ormai!), dura per sempre.
Legittimazione? Gloria? Soldi?
Fermatemi o aggiungete opinioni, visto che avete sicuramente capito dove voglio arrivare. Ci ho pensato molto questa settimana, dopo aver letto tutti i vostri commenti sulle case editrici a pagamento. Anzi, colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che si sono espressi argomentando per il sì o per il no.
Perché volete essere letti? Perché volete fare gli scrittori? Nessuno v’impedisce di scrivere per il vostro piacere, evitando lo sbattimento di cercare case editrici, pubblicazioni, evitare le fregature.
Mi vorrei soffermare sul caso italiano che non prevede la scrittura come lavoro regolarmente retribuito per evitare la risposta più ovvia: “voglio guadagnare facendo quello che mi piace”. Strada difficile ma possibile in altri paesi; in Italia, non percorribile (salvo rarissime eccezioni) . Insomma, lo sapete tutti che non ci camperete scrivendo, vero?
Come al solito vi dico la mia, altrimenti non sarei qui a tenere un blog ma mi piacerebbe molto sentire le vostre opinioni (sincere, mi raccomando! Non lo faccio certo per giudicarvi, ormai lo dovreste aver capito.)
Io lo faccio per egocentrismo. Insomma, scrivo perché mi piace (ho tante di quelle idee in testa che mi entusiasma l’idea di crearci una storia sopra) voglio pubblicare perché desidero essere letta da quante più persone possibili e capire che cosa arriva loro di quello che ho scritto.
Vedete, io non ho grandi talenti. Mi sarebbe piaciuto saper suonare uno strumento o avere attitudine per la scienza (ho sempre avuto una fascinazione per le donne scienziate, tanto è vero che la mia protagonista in “Un momento di chiarezza” è un chimico) ma non ero portata.
Quando ero piccola mi veniva così naturale scrivere i temi a scuola o i miei pensieri che non immaginavo neanche di poter avere una predisposizione, che fosse una cosa particolare.
Fu la mia maestra a dirmi che potevo avere un “dono” di qualche tipo e poi boh… ero una bambina “poco visibile” (un po’ per il mio colorito pallido, un po’ perché ero strana e introversa e poi sono diventata un’adolescente incasinata quindi…) Scrivere era il mio mezzo per farmi vedere dal mondo però non facevo leggere a nessuno quello che scrivevo. Controsenso? Ero giovane!
E poi mi sono liberata dalla mia bassa autostima e sapere che la gente leggeva quello che scrivevo era fichissimo!
“Un momento di chiarezza” è stato la mia gioia. Avevo scritto un libro. Cavolo, dovevo farlo leggere! Le opzioni erano due: o quello che avevo scritto poteva essere buono e sarebbe piaciuto o poteva fare schifo e avrei fatto un bel tonfo. Ma un tonfo epico! Valeva la pena tentare.
Conosco anche delle persone che scrivono e sono felici perché solo gli amici e i parenti potranno leggere i loro scritti. Valgono di meno? Scrivono peggio? No di certo.
Per questo vi dico sempre che le persone sono diverse e gli scrittori, beh… in un modo o nell’altro sono un po’ egocentrici, hanno bisogno di essere “visti” ma ognuno a modo suo.
Non mi piacciono i luoghi comuni, quindi non vi dirò che il mondo è bello perché è vario ma il mondo della scrittura ci guadagna sempre dalla diversità e dalla creatività, anche quella che non si vede tanto.