Oggi non vi parlerò di Coronavirus perché ne avrete sentite di ogni e sarete informatissimi ma vi dico che, tra le poche attività immuni a qualsiasi contagio, ci sono la scrittura e la lettura. Quindi, leggete e scrivete!
Vi parlerò di un argomento che mi sta molto a cuore e su cui ho capito che c’è molto confusione e poca conoscenza.
Tutto nasce da una frase che mi sono sentita ripetere molte volte: “Io quindici euro per un libro non li spendo. Sono troppi.”
A parte che vedo gente che s’indebita per comprare gli Iphone ma non esprimo giudizi se non dentro di me… ma, a prescindere, noto che i prodotti creativi (nello specifico parleremo del “prodotto libro”) sembrano, per la maggior parte delle persone, generati dalle fate con qualche misteriosa magia.
Quindi, diciamolo chiaramente: i libri non sono vengono fatti dalle fate. E se non appaiono per magia, hanno dei costi. Vediamoli.
La carta. Riciclata o meno, di buona o di scarsa qualità, la carta va comprata per produrre un certo numero di copie. Certo, le casi editrici avranno delle convenzioni basate sulle quantità ma la pagano.
La stampa. Per imprimere le lettere e le parole sulla carta precedente citata, ci vuole un processo di stampa. Idem come sopra, il tutto si paga.
La rilegatura. Avete presente quello sfogliare le pagine che piace tanto a noi lettori della vecchia guardia? Ecco, va pagata.
E questo solo da un punto di vista materiale, di oggetto. Mi spiace spoetizzare l’immagine del libro ma qui parliamo anche di qualcosa di materiale, che ha una consistenza.
E ora veniamo ai costi che ruotano intorno al costo materiale.
Editor e correttori bozze, figure troppo spesso confuse a cui non viene data l’importanza che spetterebbe loro.
Gli editor sono quelle persone che leggono il libro in prima battuta (se non c’è un talent scout che segnala i libri meritevoli di lettura – anche qui – nessuno lavora gratis o non dovrebbe), fanno una prima correzione sulla scrittura e una revisione dei contenuti nonché la verifica di eventuali dati riportati nei manoscritti.
Il correttore bozze è un segugio dei refusi; se dopo essere passati dall’editor e, di nuovo, dallo scrittore, il libro presenta ancora errori grammaticali, di spaziature ecc., il correttore bozze deve stanarli.
Mi prendo un secondo per far presente che questi lavori che richiedono tempo, attenzione e difficoltà (avere a che fare con gli autori non è una passeggiata) vengono pagati una miseria. Se vengono pagati e non affidati a dei poveri “stagizzati” (e sì, il termine non esiste ma credo che ormai si possa utilizzare un verbo a sé stante per queste figure che non vengono formate per lavorare ma sfruttate perché lavorino gratis). Sì, oggi le sto dicendo tutte, così se il Coronavirus mi portasse via mi sarò almeno tolta qualche proverbiale sassolino dalla scarpa.
I grafici. Ovvero chi si occupa dell’impaginazione, in modo che il vostro libro sia leggibile.
Gli illustratori. Si occupano di disegnare la famosa copertina (che ricordo, influenza la percezione del libro e ne determina, in parte, la vendita) e di eventuali illustrazioni all’interno del libro.
E, in seguito, nell’iter di promozione troviamo la parte si occupa della comunicazione (sì, anche il post su Facebook che avete visto oggi) e gli uffici stampa che si occupano delle comunicazioni ufficiali sul libro, le presentazioni ecc…
Ultimo ma non ultimissimo, stoccaggio e consegna. Ora che abbiamo un certo numero di copie stampate di un libro, le teniamo nello sgabuzzino? Eh no! Bisogna conservarle in un luogo dove non si rovinino con l’umidità o perché potrebbe cascare loro addosso la latta di vernice avanzata dalla vostra ultima imbiancatura. E, a meno che, non conosciate un buon samaritano, questo lo pagate.
E come arriva il libro dal magazzino alla libreria in cui lo comprate? Avrete già capito, ci vuole qualcuno che glielo consegni e, di solito, non ci va l’editore sullo scooter.
Certo, un e-book costa molto meno in termine di produzione (e, infatti, costa anche meno) ma anche lì c’è una manodopera che non immaginereste.
E ora la parte che tocca in prima persona. Da quel prezzo di copertina, gli editori tirano fuori anche il compenso per noi che il libro lo abbiamo scritto. E non finirò mai di dire, che quello che guadagna uno scrittore oggi in Italia, è ridicolo. E’ pochissimo, non rende onore neanche al tempo che ci abbiamo messo per scriverlo. Ci meritiamo di più. Ricordiamoci sempre che senza scrittore, niente libro. Si annulla tutta quella catena di costi e di persone che lavorano per creare un libro. Noi siamo il Paziente Zero, quello da cui tutto ha inizio.
La canzoncina che cantavamo quando andavamo a scuola ve la ricordate? “Per fare un albero…”, ecco noi siamo il fiore. Per fare tutto, ci vuole un fiore!